Selvatico e domestico sono etichette che esistono solo nella testa dell’uomo.
Un gabbiano non smette di essere un gabbiano se scopre che oltre ai pesci nel mare esistono i lombrichi che vengono portati in superficie dal vomere o le discariche immense formate dai rifiuti umani. br>
Il percorso evolutivo di quella specie potrà portare, nel tempo, a dei cambiamenti, più o meno significativi e più o meno consolidati e diffusi, utili ad adattarsi a nuove situazioni.
In alcuni casi l’uomo (e sottolineo l’uomo, non il lombrico, non il gamberetto, per i quali un predatore può essere più o meno abile, più o meno motivato, più o meno diffuso, ma cui null’altro interessa) potrà decidere che ad un certo punto la specie si è scissa e sono diventate due, tre, cento; potrà scoprire che è utilissimo modificare artificialmente la genetica di alcuni individui rendendoli addestrabili a riportare il pesce pescato, o che è fighissimo possederne di minuscoli quanto l’unghia di un mignolo oppure giganti quanto un cavallo, con le penne a strisce oppure a pois, fissati con le sardine al punto da predarle anche quando non ci sono, oppure conformati in modo tale da non riuscire neppure ad espellere l’uovo, per cui necessitano di un “cesareo”, o da non riuscire a pulirsi le piume e quindi avere bisogno di un aiuto esterno per sopravvivere… ma questo non significa che la specie gabbiano avrà subito dei cambiamenti etologici maggiori o diversi da quanto non li avrà subiti realmente solo perchè la specie uomo ha bisogno di giustificare il suo modo di stare nel mondo e manipolarlo.
Ogni etogramma ha delle caratteristiche ben precise, che definiscono quella specie e che si possono conoscere attraverso l’osservazione non interferente, ed ogni interferenza, anche la minima, ha un suo peso. Poi, all’interno di una specie ci sono gli individui, ognuno con un suo profilo e le sue strategie di adattamento, che tuttavia non possono andare oltre ad un certo range di limiti/opportunità dettati dalla sua fisiologia, ed è questo range che è importante definire, a mio avviso più con l’osservazione che con il coinvolgimento, se si vuole davvero conoscere quella specie. Credo che tutto questo sia ovvio. Se si parla di gabbiani. Ma se si parla di cani, si scatena il putiferio.