Penso sia capitato a tutti di sperimentare una situazione in cui è impossibile sedersi a terra senza diventare una risorsa da presidiare.
In questa occasione io sto provando a rivendicare il mio diritto di scegliere dove mettermi e chi avere (o, come in questo caso, NON avere) vicino, e di poter contrattare sulle distanze.
Vorrei provare, infatti, a sdraiarmi anch’io a terra, come loro, scegliendo, così come hanno scelto loro, quale spazio occupare in relazione agli altri elementi del gruppo.
Ma mentre questa possibilità viene concessa da ciascun cane agli altri cani, con al massimo alcune limitazioni riguardo alle distanze e al superamento di determinati confini, io questo diritto devo contrattarlo a lungo, e difenderlo a fatica, a suon di occhiatacce e borbottii, se non addirittura con richieste esplicite, rispettate da Tino con tanta riluttanza e diventate subito occasione da parte di Argo per provare ad approfittarsene.
Alla fine, vista la mia determinazione, Etna suggerisce a Tino di spostare il tiro e presidiare Natascia, e il risultato è che la gestione passa ad Argo, attraverso quello sguardo puntato su di me, che ho la sensazione che ben poco abbia a che fare con l’amore…
Quanto spesso noi umani siamo oggetto, nel dialogo che un cane intesse con terzi (siano essi cani, umani o altre specie), e quando invece riusciamo ad essere soggetto attivo, cui è data la possibilità di esprimere con scioltezza il proprio pensiero?
E la cosa che più mi fa riflettere è che noi proviamo molto più piacere (produciamo molta ossitocina) quando il cane ci gestisce come risorsa presidiando e gestendo il nostro spazio, che non quando rivendichiamo il nostro diritto a gestirlo noi stessi.
Io, in questo video, sto lottando anche con me stessa, perchè respingere prima Tino e poi Argo mi costa una fatica immensa, quasi una violenza.
Non ho mai visto un cane agire in questo modo nei confronti di un altro cane, se non per brevissimo tempo e con molta meno insistenza. Mentre lo vedo fare di continuo nei confronti degli umani.
Capire quando sono interlocutore e quando invece sono risorsa gestita è uno degli aspetti per me più difficili e dolorosi della relazione con il cane. Riuscire ad essere interlocutore più spesso che risorsa apre a nuove responsabilità, e costringe ad esplorare dimensioni molto faticose. Al punto che c’è da domandarsi se ne vale davvero la pena, o se piuttosto conviene restare nell’illusione.
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